LEGIONELLA

Linee guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi pubblicate dal ministero della salute

Legionella, con questo termine vengono indicate tutte le forme di infezione causate da varie specie (circa 42) di batteri aerobi, la più pericolosa è la legionella pneumophila alla quale sono addebitati circa il 90% dei casi di legionellosi. Questa tipologia di legionella si tratta di un batterio ubiquitario, che riconosce il proprio serbatoio nelle acque superficiali e termali, nelle apparecchiature dell’aria condizionata ed anche nell’acqua potabile. La moltiplicazione batterica è favorita dal ristagno delle acque, dalla formazione di sedimento e/o di presenza di sostanze biodegradabili, da temperature comprese tra i 35 e i 45°C, condizioni riscontrabili nelle acque termali e negli impianti dell’acqua calda sanitaria.

La Legionella, è un abitante degli ambienti acquatici sia naturali che artificiali (è presente nei fiumi, laghi, pozzi, risorgine termali, ecc…); dagli ambienti naturali le legionelle risalgono a quelli artificiali come gli impianti idrici degli edifici, serbatoi, tubature, fontane, piscine e impianti di distribuzione dell’acqua e di condizionamento; negli impianti può trovarsi isolata oppure ospite di protozoi come le amebe. 

Inoltre isolata o “ospite” può essere presente libera nell’acqua o ancorata a biofilm.

Talvolta sono presenti anche negli acquedotti, in quanto sono in grado di superare i normali trattamenti di potabilizzazione. Tuttavia la sola presenza dei batteri non presenta pericolo per le persone.

La legionellosi si trasmette per via aerea, mediante inalazione di acqua aerosolizzata contenenti i batteri: ciò spiega come le più frequenti modalità di contagio siano costituite dall’esposizione ad aria condizionata in ambienti confinati o a vapori durante bagno o doccia. Il rischio di acquisizione della malattia è tuttavia principalmente correlato alla suscettibilità individuale del soggetto esposto e ciò è dimostrato dalle caratteristiche dei soggetti colpiti. 

La malattia non si contrae, invece, bevendo l’acqua contaminata, in quanto i batteri penetrano attraverso le mucose delle prime vie respiratorie colpendo, in un secondo momento, i polmoni, e secondo gli ultimi accertamenti, neppure per trasmissione diretta tra individui.

Le condizioni che influenzano la crescita sono: 

  • temperatura dell’acqua tra i 20 ed i 45°C, a temperature inferiori non si riproducono, mentre a temperature superiori non sopravvivono. Sebbene la crescita ottimale avvenga a circa 37°C, in acqua fredda rimane inattivo, non appena la temperatura si innalza cresce e può svilupparsi nuovamente
  • presenza di incrostazioni, calcare, materiali organici e sedimenti sono i nutrienti per la ploriferazione del batterio
  • ulteriori forme di nutrimento per il microrganismo sono i normali costituenti delle acque (alghe, amebe, protozoi) 

I batteri hanno maggiore ploriferazione e diventano più pericolosi quando sussistono contemporaneamente le seguenti condizioni: 

temperatura ottimale dell’acqua compresa tra i 25°C ed i 42°C 
presenza di stagnazione
ambiente con presenza di ossigeno
presenza di elementi nutritivi (biofilm, scorie, calcare, ioni di ferro, materiali plastici)

  •  polverizzazione dell’acqua (microgocce del diametro variabile da 1 a 5 micron)
  •  alto livello di contaminazione, generalmente si ritiene che tale livello debba superare i 1.000 Cfu/l (quantità di microrganismi presenti per litro d’acqua)

 

Considerando le condizioni sopra elencate risultano a rischio tutti gli impianti ed i trattamenti tecnologici di distribuzione dell’acqua, in pratica negli impianti che comportano un moderato riscaldamento dell’acqua e/o la sua nebulizzazione c’è maggiore probabilità che si formino i batteri.

Naturalmente vista la normale presenza in natura del batterio, l’unica strategia adottabile è evitare o meglio prevenire la diffusione negli impianti della legionellosi, prevenzione che nasce dalla corretta progettazione dei nuovi impianti:

  • corretta filtrazione dell’acqua (evitare l’ingresso di microrganismi nutrienti della Legionella)
  • trattamenti anticalcare dell’acqua calda sanitaria (evitare la formazione di incrostazioni nutrienti della Legionella)
  • trattamenti antincrostanti delle tubazioni (evitare la formazione di biofilm sulle tubazioni – biofilm: cioè ad aggreganti costituiti da altri batteri, alghe, polimeri e Sali naturali)
  • attenta progettazione e realizzazione delle reti di distribuzione al fine di evitare zone di ristagno (terminali ciechi o con scarsa circolazione)
  • attento isolamento termico delle reti di distribuzione e ricircolo (perdita di temperatura lungo il percorso)
  • attenta portata di ricircolo (al fine di mantenere alte le temperature in tutte le tubazioni costituenti la rete di distribuzione)

 

Normalmente però siamo ad intervenire su impianti esistenti, di cui non conosciamo con esattezza lo sviluppo della distribuzione interna alle murature, in cui solo la manutenzione periodica può contribuire in modo efficace a prevenire la contaminazione e la diffusione dei batteri; nel caso in oggetto è valutato l’intervento sugli impianti centralizzati di produzione acqua calda sanitaria.

 

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Per quanto riguarda gli impianti idrico sanitari il rischio maggiore risulta in prossimità dei soffioni doccia e dei rubinetti, è consigliabile quindi far defluire l’acqua prima di farne uso ed eseguire delle pulizie anticalcare.

Per contrastare i batteri e limitare la loro diffusione negli impianti esistono vari trattamenti, da quelli di disinfezione (trattamenti chimici), a quelli di processo (filtrazione o lampade a raggi ultravioletti) ai cosiddetti trattamenti termici.

Sono tutti trattamenti con pro e contro e ci sono limiti imposti dalle tipologie impiantistiche, è difficile definire quale trattamento sia migliore, considerando quanto esposto la via più sicura è non favorire le condizioni di sviluppo.

Nel corso degli ultimi anni si sono sperimentati vari sistemi per combattere questo annoso problema. Il susseguirsi di sperimentazioni e decreti legislativi ci ha fornito un ampio panorama di soluzioni, senza però fornirci una soluzione ottimale. La prevenzione deve pertanto essere articolata e strutturata per potere offrire le migliori garanzie di successo.
Si parte da una prima attenta valutazione del rischio oggettivo dell’impianto. 

Perché, è bene ricordare, ogni impianto è diverso dall’altro. Come richiesto dalle normative vigenti (diverse secondo la tipologia dell’immobile) andranno effettuate delle analisi periodiche alla ricerca del batterio della Legionella pneumophila.
Andrà pertanto previsto un accurato piano manutentivo specifico, come espressamente richiesto dalle normative vigenti, in collaborazione con la vostra società di gestione dell’impianto meccanico. 

Andrà inoltre valutata l’installazione di sistemi di trattamento delle acque, tenendo in considerazione le peculiarità del singolo impianto, la capillarità dei suoi impianti idrici, la presenza o meno di accumuli di acqua calda sanitaria, la presenza di rami morti nei circuiti e tutto quanto emerso dalla valutazione del rischio. 

Per quanto riguarda gli impianti idrico sanitari è possibile ritenere che la via più sicura e vantaggiosa per evitare la diffusione della legionella è quella di passare da impianti che funzionano con temperature medio-basse (40/42°C) ad impianti con temperature medio-alte (52/54°C), quindi invece di favore la proliferazione provocare la morte dei batteri.

TRATTAMENTO BATTERICIDA – IMPIANTO DI TRATTAMENTO DELLE ACQUE 

I risultati migliori in termine di prevenzione si sono ottenuti con l’impiego di dosaggi in continuo di specifici prodotti disinfettanti come il biossido di cloro e l’ipoclorito di sodio. Il dosaggio può avvenire con diverse tipologie di macchine, più o meno sofisticate, scelte e studiate in base alla tipologia dell’impianto dove andranno installate. 

Il corretto dosaggio di questi specifici disinfettanti, abbinato ad un servizio di manutenzione programmata adeguato, permette di controllare e prevenire il problema della proliferazione della Legionella.
Nei casi in cui si debba intervenire a seguito di una rilevazione di contaminazione da Legionella è opportuno intervenire tempestivamente con un piano immediato di bonifica dell’impianto mediante una clorazione shock, per riportare la soluzione a livelli di sicurezza e permettere, una volta apportati gli opportuni accorgimenti, di poter partire da un “punto zero” e valutare l’efficacia delle contromisure adottate. 

Sistema automatico serie DOSA-PLUS per dosaggio e il monitoraggio del biossido di cloro in acque potabili. Il gruppo è premontato su pannello in plastica completo di tre pompe dosatrici elettroniche ad alta precisione, porta sonda a deflusso, sonda per la lettura del biossido di cloro presente nell’acqua del circuito del ricircolo, contaimpulsi, sonde di minimo livello, filtro per acqua calda, valvole per la regolazione della contropressione, serbatoi di contenimento condizionanti chimici in polietilene alimentare con camicia di sicurezza, sensori di flusso e quadro elettronico con microprocessore e display retroilluminato per il monitoraggio in continuo dei valori rilevati e la gestione delle pompe dosatrici. Viene effettuato sull’acqua di alimentazione del bollitore il dosaggio di uno specifico anticorrosivo antincrostante con caratteristiche alimentari (ns. DECROST- SA) per tamponare l’aggressività del disinfettante e per evitare di innescare fenomeni di corrosione nell’impianto. Il dosaggio avviene in modo proporzionale in relazione al reale consumo (mediante pompa dosatrice comandata da un contaimpulsi. Sul ricircolo, mediante le due pompe dosatrici viene dosato in simultanea del biossido stabilizzato ed uno specifico attivatore. Viene spillata una piccola quantità di acqua presente nel circuito di ricircolo, filtrata ed inviata ad una specifica sonda per la misurazione del valore di biossido residuo presente nell’acqua. Il valore del biossido rilevato verrà mantenuto costante (mediante il sistema automatico di dosaggio) per garantire una disinfezione costante e precisa. 

Questo impianto è dotato di un modulo per la comunicazione remota tramite GSM, modulo per le uscite in corrente per interfacciamento con sistema esterno, questi moduli ci permetterebbero di controllare il corretto funzionamento dell’impianto di trattamento a distanza in qualsiasi momento della giornata.

TRATTAMENTO TERMICO BATTERICIDA – DISINFEZIONE TERMICA

Il punto di forza di questo trattamento è che è possibile esercitare una azione battericida senza aggiungere prodotti chimici e senza aver bisogno di sistemi integrativi (filtrazione/raggi UV).

L’azione si basa sul fatto che le temperature elevate causano la morte dei batteri in generale e della legionella in particolare; riportiamo diagramma relativo ai tempi di sopravvivenza della legionella al variare della temperatura dell’acqua. 

 

 

Tale diagramma (derivato da uno studio di J.B. Hodgson e B.J. Casey) è ormai assunto, a livello internazionale, come sicuro punto di riferimento per la disinfezione termica della “legionella”. 

In pratica la tabella ci definisce che se l’acqua è mantenuta, in tutte le componenti e parti dell’impianto (serbatoi/bollitori – tubazioni di distribuzione e ricircolo) sopra i 50°C non c’è alcun pericolo che si sviluppi la “legionella”, anzi la sua eliminazione avviene nel giro di qualche ora.

 

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In sintesi, la disinfezione con trattamento termico degli impianti di produzione e distribuzione dell’acqua calda sanitaria consiste nell’elevare la temperatura d’accumulo nei bollitori a 60/65°C e quello di miscelazione, per la distribuzione dell’acqua nella rete di mandata acqua calda sanitaria a 55/60°C (questa condizione di funzionamento provoca la morte della “legionella” in circa 2 minuti). 

Il mantenimento di temperature di distribuzione e ricircolo comprese tra i 50 ed i 55°C risulta pericolosa (a rischio scottature) per cui normalmente tale valore in normale esercizio scende all’intorno dei 40/44 °C, temperature che permettono la ricolonizzazione dell’impianto idrico in un tempo variabile da alcune settimane ad alcuni mesi.

Consigliamo quindi di mantenere gli impianti, in particolare i bollitori, in normale regime di funzionamento impostati ad una temperatura di accumulo di 54/56 °C, tale temperatura è di compromesso al fine di contenere fenomeni di corrosione, di deposito di calcare e crescita di microrganismi (questi ultimi possono sopportare a lungo temperature di 48/50 °C, ma muoiono in tempi abbastanza rapidi a 55°C). 

NOTE TECNICHE – CONSIDERAZIONI

LIVELLI DI TEMPERATURA DI EROGAZIONE ACQUA CALDA SANITARIA

La legislazione sulla temperatura dell’acqua calda è coinvolta in un conflitto tra risparmio energetico e tutela della salute attraverso una temperatura elevata per evitare la proliferazione di batteri. 

Il D.P.R. n. 412 del 6/8/1993 art. 5 prescrive una temperatura massima dell’acqua nella distribuzione di 48 ± 5 °C per gli impianti centralizzati di tipo abitativo (limiti simili a quelli del D.P.R. sono stati stabiliti anche in altri paesi prima che si profilasse il pericolo Legionella),  mentre il Documento Linee Guida sulla prevenzione della Legionella (Conferenza permanenti per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano) prescrive una temperatura non inferiore a 55 °C.

Anche le recenti norme europee (UNI EN 806) consigliano una temperatura dell’acqua calda non minore di 60 °C.

LIVELLI DI TEMPERATURA DI EROGAZIONE ACQUA CALDA SANITARIA E PERICOLO SCOTTATURE 

Negli impianti che producono e distribuiscono acqua calda sanitaria oltre al pericolo legionella c’è anche quello delle scottature e a tale pericolo sono esposte soprattutto le persone più indifese: anziani, portatori di handicap, bambini.

Si deve tener presente che temperature in grado di provocare gravi scottature si possono avere non solo quando l’acqua è distribuita a temperature medio-alte (circa 50°C), ma anche quando è distribuita a temperature medio-basse, ad esempio 40-42°C.

Queste le temperature massime consigliate per evitare le scottature:

bidet 38°C lavabo 41°C
docce 41°C vasca da bagno 44°

La tabella che segue indica le temperature ed i tempi di esposizione che possono provocare scottature parziali di 2° grado :

Temperatura Adulti Bambini 0-5 anni
70°C 1 sec
65°C 2 sec 0,5 sec
60°C 5 sec 1 sec
55°C 30 sec 10 sec
50°C 5 min 2,5 min

 

TEMPERATURA PER ESECUZIONE TRATTAMENTO TERMICO BATTERICIDA – TEMPERATURE SHOCK TERMICO

Le temperature per l’esecuzione dei trattamenti termici si possono riassumere:

 

Tipo di trattamento Temperatura minima Temperatura massima Durata trattamento
 
Trattamento termico battericida 50 °C 60°C Qualche ora
 
Shok termico 70 °C 80°C Tre giorni
 

 

La norma UNI 9182 (relativa alla progettazione, collaudo e gestione degli impianti sanitari d’acqua fredda e calda) nell’appendice U specifica che: “le tubazioni di acciaio zincato non devono essere impiegate per convogliare acqua con temperatura superiore a 60°C”.

E tale limite non è casuale. Rappresenta, bensì, il valore, oltre il quale, hanno inizio i fenomeni di dezincatura che portano al degrado e alla distruzione dello strato di zinco che protegge i tubi,  di conseguenza, lo shock termico può essere attuato solo con reti di distribuzione interamente realizzate in rame, acciaio inossidabile o materiali multistrato.

 

In realtà, però, quasi tutte le reti di distribuzione esistenti sono in acciaio zincato e spesso, specie negli impianti vecchi, con zincature di qualità scadente. 

Applicato a questi reti, lo shock termico ne compromette lo strato protettivo e le rende del tutto inadeguate a mantenere la potabilità dell’acqua. Inoltre la formazione di ossidi sulle pareti dei tubi aumenta le possibilità di ancoraggio per i biofilm e le sostanze nutritive disponibili per i batteri.

LIMITI DEI TRATTAMENTI TERMICI

Shock termico e disinfezione notturna possono presentare i seguenti limiti ed inconvenienti :

Skoch termico :

  • limite tecnico – materiali costituenti l’impianto e la rete di distribuzione 
  • inconveniente – tempi richiesti per la disinfezione
  • inconveniente – aumento formazione di calcare/incrostazioni 
  • inconveniente – pericolo di scottature

 

Disinfezione :

  • limite tecnico – raggiungimento in tutte le zone e derivazioni dell’impianto di temperature superiori ai 50°C  
  • inconveniente – pericolo di scottature 

Indicati molto sinteticamente i limiti e gli inconvenienti dello shock termico e della disinfezione “notturna”, va anche considerato che i trattamenti termici possono offrire i seguenti considerevoli vantaggi:

  1. non sono inquinanti, in quanto non richiedono aggiunte di prodotti chimici: sempre difficili da dosare e da tener sotto controllo (va sempre garantita la potabilità dell’acqua stessa, col rigoroso rispetto dei parametri organolettici, fisici, chimici e microbiologici stabiliti dalle norme vigenti) 
  1. si possono attuare e tener sotto controllo molto facilmente. Ad esempio, per verificare se in un tratto di rete sta avvenendo o meno la disinfezione termica basta un termometro. Per i trattamenti chimici, invece, la cosa è molto più complessa.
  2. sono trattamenti sicuri dal momento che fanno riferimento ad un diagramma (quello già citato e riportato nelle pagine precedenti) la cui validità è ineccepibile.

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